top of page

Alabastro di Volterra

Volterra, incantevole luogo che custodisce bellezze artistiche e architettoniche, documentazioni di una singolare stratificazione storica e culturale. Nel cuore verde della Toscana, situata su un alto colle dominante, Volterra ha visto nascere con la Civiltà Etrusca il suo splendore. Contemporaneamente lo sviluppo della lavorazione della “dolce pietra”, segnerà, nel bene e nel male, l’intero percorso millenario del territorio, istaurando con esso un connubio tuttora inscindibile. Indissolubilità del tutto motivata perché, se infatti l’alabastro è stato ed è lavorato ed estratto in varie parti del mondo, a partire dalla Scozia alla Spagna, dalla Grecia all’Oriente, nessun territorio è così direttamente identificabile con lo sviluppo di questa particolare pietra. L’alabastro di Volterra sembra fatto per le mani creatrici dell’uomo. Raffinato come il marmo più pregiato, traslucido al pari del vetro opalino, trasparente, duttile alla lavorazione, prezioso e variamente colorato, nelle mani si trasforma con docile accondiscendenza e fa sue le più svariate forme. E’ affascinante nella sua continua e imprevedibile mutevolezza, nella fragilità che lo espone come il cristallo ad infrangersi agli urti, nell’abbondono indolente con cui, sia pure con lentezza, si fa penetrare dai liquidi. Nella sua apparenza di vetro, di sale, di gioiello, e nella sua capacità di nascere lentamente nel tempo e, altrettanto misteriosamente, crescere e invecchiare dà vita a una manifattura di alto valore artistico. Il suo segreto è nel gioco della luce che crea spessori indefinibili e ammalianti. E’ arduo definire la soglia esatta in cui termina il materiale e inizia il suo riflesso. E’ difficilissimo individuare fin dove affonda la luce nella sua morbida trasparenza. Le varietà dell’alabastro sono praticamente infinite, poiché l’aspetto e la consistenza della materia varia continuamente con il variare della composizione chimica del terreno che la circonda. Infatti l’alabastro è nascosto nel profondo della terra e l’uomo, nei secoli, ha dovuto scavare gallerie sempre più lunghe per trovarlo. Esiste, pertanto, un impegno costante per la ricerca di nuovi giacimenti e l’utilizzo razionale di quelli esistenti e, come ogni attività artigianale che realizza manufatti in pietra, è facilmente intuibile il rapporto di dipendenza tra il manufatto prodotto e la materia prima. I veri artigiani sono ancora qui e nei bianchi laboratori dove, ogni giorno, si inventano forme tra arte e artigianato, è solo apparente l’adeguatezza degli strumenti di lavoro alle necessità della società moderna. L’alabastro, sensibile e fragile, necessita soprattutto delle mani dell’uomo per prendere forma, come al tempo degli Etruschi, quando mani di artisti e artigiani già plasmavano le loro vicende nelle rughe vitree della pietra volterrana. Fregi e bassorilievi, ornamenti di urne cinerarie, che possiedono un’espressività e un effetto tali da donare alla vista opere di altissima grazia e armonia.

bottom of page